Sant'Efisio nacque a Elìa Capitolina, alle porte di Antiochia in Asia minore attorno al 250 d.C.
Rimasto orfano del padre Cristoforo, di religione cristiana, fu educato al paganesimo dalla madre Alessandra, di origine aristocratica. L'imperatore Diocleziano, lo prese sotto la sua protezione e Efisio si arruolò fra i Pretoriani. Divenuto ufficiale, fu inviato in Italia per partecipare alla campagna di annientamento dei Cristiani, considerati nemici dello Stato e della legge romana.
Qui il giovane ufficiale visse un episodio che cambiò il corso della sua vita. Durante una notte gli apparve una croce che risplendeva fra le nuvole: mentre contemplava questo straordinario fenomeno, la voce di Gesù dal cielo gli rimproverò la sua persecuzione. Dopo questa visione il giovane soldato decise di convertirsi alla fede cristiana e si fece battezzare a Gaeta. Venne trasferito in Sardegna per contrastare gli Iliesi, le popolazioni ribelli dell'interno: prima prese servizio a Tharros, quindi presso il comando militare di Nora. Qui, nonostante gli editti anticristiani emanati da Diocleziano, Efisio cominciò a diffondere pubblicamente il Vangelo e radunò attorno a sé un gruppo di seguaci. Non solo: scrisse all'imperatore e lo esortò ad abbandonare i falsi dei e a convertirsi alla nuova religione; per questo motivo venne convocato a Cagliari presso il governatore Lulio, il quale gli intimò di tornare nei ranghi.
I Goccius de su gloriosu martiri Sant’Efis raccontano la bella e avventurosa storia di un eroe puro, coerente, che viveva nell’idolatria e che la luce di Dio ha illuminato tramutandolo in testimone di fede.
“Capitanu giai valenti
De Deus cun talis azionis
Suggettastis is Nazionis
De sa prus barbara genti:
E de inni gloriosamenti
A Casteddu vittoriosu”.
Efisio rifiutò decisamente di abbandonare la fede cristiana, atto che obbligò il governatore ad arrestarlo e imprigionarlo in una cella ricavata da una caverna, nel luogo in cui oggi sorge la chiesa a Lui dedicata a Stampace. Qui venne flagellato, bastonato e bruciato con tizzoni ardenti. Tuttavia, nessuna tortura riuscì a farlo recedere. In quell'occasione avvenne un prodigio: le ferite si rimarginarono completamente e spontaneamente; la notizia del prodigio corse presso la popolazione, provocando una conversione di massa al cristianesimo.
Il nuovo governatore Flaviano ordinò che Efisio fosse bruciato vivo quale esempio per tutti i Cristiani, ma le fiamme del rogo si riversarono sugli stessi carnefici. Allora Flaviano dispose la decapitazione per spada, da eseguirsi lontano dalla città per timore di insurrezioni a difesa del martire. La condanna fu eseguita sulla spiaggia di Nora il 15 gennaio del 286 (o, secondo altre fonti, nel 303).
“Custu barbaru inflammau
A vista de tanta passienzia
Os fulminat sa sentenzia
D’essi in Nora degogliau:
E de su Xelu animau
Offreis su zugu preziosu.”
Si tramanda che prima dell'esecuzione Efisio abbia formulato questa preghiera:
"Ti prego, Signore, di proteggere la città di Cagliari dall'invasione dei nemici. Fa che il suo popolo abbandoni il culto degli Dei, respinga gli inganni del Demonio e riconosca Te, Gesù Cristo Nostro Signore, quale unico vero Dio. Fa che i malati che pregheranno sul luogo della mia sepoltura possano recuperare la salute, e chiunque si trovi in pericolo nel mare o minacciato dagli invasori, tormentato dalla fame o dalla peste, dopo aver invocato me, Tuo servo, possa essere condotto in salvo."
Efisio viene venerato a Cagliari, nella Chiesa di Stampace a lui intitolata e in particolare a Pula nella chiesetta romanica costruita sulla spiaggia di Nora dove fu sepolto e, secondo la tradizione, il santo subì il martirio per decapitazione.
Festeggiamenti in onore di sant'Efisio si tengono principalmente due volte all'anno: il 15 gennaio, in cui la Chiesa cattolica ne ha fissato sul calendario la Memoria Liturgica, ed il 1° maggio, la Festa Grande, quando la statua del santo viene portata in processione fino a Nora per sciogliere un voto fattogli dalla municipalità nel 1656 affinché liberasse Cagliari dalla peste.
In altre due occasioni il simulacro del santo viene portato in processione per le vie cittadine: la sera del Giovedì Santo, tradizionale visita a sette chiese storiche; e il giorno di Pasquetta, quando la statua viene portata sino alla Cattedrale per sciogliere un altro voto, quello risalente al 1793 quando la città venne bombardata dalle navi da guerra della Francia.
Durante la Festa del primo maggio, la più importante di tutta la Sardegna, la statua del Santo viene portata da Cagliari verso Pula passando attraverso Capoterra, Sarroch e Villa San Pietro. Da Pula viene poi condotta a Nora dove si trova l'antica chiesa che prende nome del Santo. Dopo due giorni di preghiere la Statua riparte alla volta di Cagliari accompagnata in processione dai fedeli. Un percorso interamente condotto a piedi per circa 80 Km
Tutti gli eventi legati al culto di sant'Efisio a Cagliari e a Pula vedono protagonista l'Arciconfraternita del Gonfalone e di Sant’Efisio Martire, con sede nella chiesa di Stampace, preposta principalmente alla promozione della devozione al Santo.
La devozione a Efisio, questo asiatico venuto da Gerusalemme, santo dall’aspetto delicato, con i baffetti alla spagnola e i capelli boccoluti, che avanza in processione carico di monili offerti dai fedeli che dondolano sul petto, agganciati alle vesti, al pizzo della camicia e al mantello rosso, è grande, speciale, straordinaria, unica.
E quest'anno, grazie alla pro Loco e all'Associazione Memoriae Milites, Cagliari desidera ricordare il Martirio di Sant'Efisio. Il giorno 15 gennaio alle ore 17, si terrà una rappresentazione teatrale dal titolo "Storia e Martirio di Sant'Efisio" presso il cortile del Palazzo Civico Comunale di Via Roma. La partecipazione è aperta a tutti ed è gratuita.
“Protettori poderosu,
De Sardigna speziali,
Liberainosì de mali
EFIS Martiri gloriosu”
Stefania Cuccu