I sindacati regionali con i loro rappresentanti hanno portato sotto il palazzo della Confindustria i lavoratori del settore per l’incredibile indifferenza cui le parti datoriali mostrano di fronte alla necessità del rinnovo contrattuale.
Lo sciopero è nazionale e sarà costituito in diversi round fino a a quando Confindustria non si siederà al tavolo per condividere gli avanzamenti, a partire dalle retribuzioni che non sono più al passo con la vita. Affermano le parti sociali.
La richiesta della Confindustria invece riguarda un aumento della flessibilità e della reperibilità, delle assunzioni a tempo determinato e dell’apprendistato, ignorando gli aspetti minimi e inderogabili per la vita dei lavoratori.
I tre rappresentanti sindacali, Congiu per la CGIL, Atzori per la Cisl, Ardau per la Uil, hanno asserito che il negoziato andrà avanti fino a quando Confindustria non accetterà di affrontare i temi irrisolti, come gli aumenti salariali, la precarietà, appalti e internalizzazioni, così come il contrasto alla violenza e alle molestie nei luoghi di lavoro.
Per la Sardegna questo sciopero assume una grande rilevanza, per quanto comporta sull’economia regionale il settore turistico.
È evidente che se i contratti sono sempre stipulati tra due parti è anche vero che la Regione non può restare a guardare laddove un mancato accordo porterebbe a una ulteriore crisi dell’offerta del personale nel settore stesso.
Maurizio Ciotola