Tutto pronto per il match Reggina - Cagliari. Entrambe le squadre giocano non solo l’una contro l’altra, ma anche contro le proprie  paure.

Gli uomini di Ranieri vanno per l’ennesima volta all’assalto del tabù trasferta, in cerca di quei punti esterni che potrebbero significare la svolta in classifica. Inzaghi dal canto suo è più determinato che mai a far ritrovare ai suoi lo smalto perduto mostrato nel girone d’andata. Dopo aver chiuso la prima metà della stagione al secondo posto, in quella di ritorno i calabresi sono penultimi davanti solo al Brescia. Due vittorie e sette sconfitte, che però non devono ingannare, la crisi è soprattutto di risultati più che di gioco.

Nessuna illusione di andare lì a portar via punti facili, lo stadio sarà pieno, i tifosi, pur avendo contestato la squadra, soprattutto dopo il derby ribaltato dal Cosenza negli ultimissimi minuti, non faranno mancare il loro apporto trasformando il Granillo in un’arena “ostile”. Inzaghi e i suoi sanno bene che le prossime partite saranno decisive, quindi ci si deve aspettare una prestazione super della Reggina, che avrà non solo la forte motivazione di rilanciarsi in classifica, ma anche quella  aggiuntiva di giocare contro una squadra considerata tra le più attrezzate della cadetteria.

Ranieri sta facendo il possibile per far crescere il Cagliari. In settimana si è parlato tanto dell’amarezza del tecnico per i fischi alla fine del primo tempo chiuso in svantaggio contro l’Ascoli. Sir Claudio è un grande comunicatore, appena arrivato ha chiesto in modo ben chiaro il sostegno della città, soprattutto nei momenti difficili, e non ha nascosto il rammarico per il fatto che venerdì scorso ciò non sia avvenuto.

La Cagliari di trent’anni fa era naturalmente diversa, e anche il rapporto tra squadra e tifosi lo era. Tuttavia oggi qualche analogia con allora non manca. La squadra era quasi fallita, la tifoseria rassegnata, l’iscrizione alla serie C era a rischio, l’allora giovane mister riportò l’entusiasmo con tre imprese da sogno dopo tante amarezze. Oggi i tifosi sono più esigenti, pure più spietati (i fischi preventivi di qualche anno fa a Cerri che stava per subentrare, restano oggettivamente un punto molto basso), a loro difesa però va detto che si viene da anni di frustrazioni continue, che sembrano seguire sempre lo stesso canovaccio: rose incomplete, campionati mediocri, squadre prive di gioco, retrocessioni, imbarcate, caterve di gol presi a tempo scaduto, polemiche e, infine, un feeling con la nuova proprietà che non è mai partito (anche a causa di motivi extra calcistici). Comunque è difficile che la squadra venga fischiata se gioca bene e ci mette l’anima. I tifosi sanno che si può perdere, magari sono meno ferrati su quanto i fischi possano avere un impatto negativo tra i giocatori, soprattutto in quelli più giovani. Quello che chiedono è che non si perda mai il rispetto della maglia.

Ranieri è chiamato di nuovo a cambiare le cose, ma non si può pretendere e basta, qualcosa in cambio bisogna che i tifosi gliela diano. Non ha chiesto la luna, mentre la piazza da lui la esige, perché non c’è un solo tifoso rossoblù che non ambisca a ben altro di quella che è stata la recente, quasi perpetua, mediocrità.

Ha fatto bene il mister a mettere le cose in chiaro e ribadirle, perché un cambiamento non può mai essere parziale, deve passare per ogni parte del sistema che si vuole diverso. Cambiare presuppone sforzi, chi chiede che vengano fatti, deve essere pronto a farli a sua volta.

Massimiliano Hellies